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sabato 27 dicembre 2014

Dietro un grande uomo c'è un grande divano


N.B. Questo articolo si pone l'ardua pretesa di spiegare alle donne l'amore che ogni uomo nutre verso il proprio divano con la speranza che possiate capire meglio il nostro sentimento verso il vostro rivale in amore.

ORE 20.50 dopo una dura giornata di lavoro salgo le scale di casa in modalità "mulo" a causa delle buste della spesa dalle quali fuoriescono lunghi stecchini di spiedino che, ad ogni scalino, si conficcano nei miei polpacci e, con l'altra mano, tengo le bottiglie di acqua la cui maniglia di plastica si rompe sistematicamente ogni qualvolta opto per le bottiglie da 2 litri.

Mi accingo ad aprire la porta con l'acqua sotto l'ascella ma vengo bloccato dalla stridula voce della arzilla vicina (96 anni) che decide di intavolare con me una lunga discussione sulla necessità degli addobbi natalizi all'interno del condominio. Dopo diversi interminabili minuti interrotti solamente dall'ora della pillola, la vicina mi congeda e finalmente apro la porta di casa, lascio le buste ed eccolo lì...il migliore amico dell'uomo: il DIVANO DI CASA che mi aspetta immobile.

In automatico le membra diventano molli, le ginocchia si piegano al comando inequivocabile del mio cervello: "TI ORDINO DI SPIAGGIARTI" e cado svenuto con tutto il cappotto. Da quel momento in poi ogni uomo degno di essere definito tale entra in modalità OFF, nessuna rottura di p...è ammessa, nessun dovere, nella mente il vuoto assoluto, si raggiunge il silenzio interiore, il nirvana, niente e nessuno ha il diritto di interrompere il profondo stato meditativo in cui si è immersi, nulla ha il diritto... e pur tuttavia, nel momento in cui i primi accenni di bava cominciano a languire i contorni della tua bocca tatuandoti sulla guancia la scritta "godo", una voce ti richiama alla realtà.


Inizialmente pensi che l'atmosfera magica in cui sei immerso abbia dato voce al Divano ma ti rendi conto di sbagliare allorchè, quella stessa voce, ti chiede se hai buttato la spazzatura. Capisci immediatamente che il fedele Divano non avanzerebbe mai una tale pretesa nei tuoi confronti (lui non chiede altro che la tua passiva presenza, la tua regale inerzia, l'otium dei latini) e, dunque, apri un occhio e scorgi Lei, tua moglie o la tua compagna o la "non Divano" che dir si voglia e, prima che le tue orecchie ripristino le capacità uditive, ha già iniziato un monologo che si conclude con le uniche due parole che sei riuscito a cogliere: DAI ALZATI.
In quel momento la magia si interrompe, un senso di pudore ti porta ad alzarti repentinamente e ti senti colto in flagrante come un uomo dentro un armadio beccato da un marito geloso.

Il Divano che accoglieva il tuo corpo si irrigidisce e ritorna compatto ed in quel preciso momento rivivi il trauma del parto, capisci che la differenza con il momento in cui sei venuto alla luce è solo una: a quel tempo ti hanno tagliato il cordone ombelicale, adesso ti triturano le...

A.P.

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