sabato 5 aprile 2014
Il Silenzio Krishnamurti
Krishnamurti libri:
Il silenzio interiore è come lo sbocciare di un fiore, quando si apre rivela quello che era già presente ma nascosto.
E’ come la luce diffusa di una bella sera di settembre, quando tutto sembra toccato dalla qualità della luce e anche le ombre diventano gentili.
E’ una fonte di visione profonda e gioia senza contropartite.
Ma non lo si incontra facilmente.
Ha una sola porta d’accesso: il presente, l’adesso. E questa porta – che è una condizione della mente – è sbarrata quando si è assorbiti lontano dall’adesso, dalla sua semplicità.
Qui compare tutto il complicato, apparentemente infinito, gioco della mente, del pensiero, delle emozioni, delle definizioni e dei ricordi. E dei progetti.
Mettere ordine in tutto questo, materialmente e interiormente, è senz’altro necessario. Il pensiero va e ritorna là dove manca ordine, è la sua funzione.
Questo dice qualcosa della natura del silenzio.
Essendo la sua natura pace, libertà completa dal dolore e dal desiderio, mette in evidenza il dolore e il desiderio. Per questo chi vi è preso fugge il silenzio e il presente, perché rendono il disordine interiore ancora più forte, evidente, chiaro.
Cacciati dal presente, maestro troppo severo, si ritorna al gioco della fuga, della contraddizione e del desiderio.
Eppure è solo attraverso il presente che può accadere una visione chiara, semplice, oggettiva.
E’ nel presente che tutto trova il suo giusto posto, che la scelta finisce, che il raggio di luce che entra dalla finestra cadendo sulla quotidianità acquista il suo peso, il suo spazio, mettendo silenziosamente al loro posto la memoria e il desiderio.
Il silenzio è permettere all’attenzione di incontrare ciò che è, interiormente e intorno a noi. Un’emozione, un pensiero o il rumore della pioggia che sta cadendo delicatamente; il rumore della stufa a legna e del frigo nel silenzio della casa. Quando l’attenzione è così vigile, aperta e senza centro è libertà ed è vita.
Quasi tutto il nostro tempo scorre nell’opacità di un’attenzione limitata, concentrata su poche cose, sul risolvere una questione particolare mentre tutto il resto scorre sullo sfondo.
Come dire l’immensa perdita che questo fatto costituisce?
La differenza è davvero tra vivere e non vivere. Eppure sembra che dare tutta l’attenzione ad un problema sia del tutto naturale, anzi, porti più vita ed energia. Che è l’energia dello spazzare via tutti i dubbi, tutte le distrazioni. C’è una cecità in questo. La cecità della rigidità, del perseguire il successo mentre si trascura tutto il resto.
E’ l’ancorarsi a idee predefinite che blocca l’attenzione.
E’ il sentire e vivere l’idea come sostitutiva di ciò che è che blocca la percezione.
Ed è l’assenza di consapevolezza che questo accade davvero che porta ad auto ingannarsi.
Jiddu Krishnamurti
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