Prima di leggere quest'articolo ti consiglio di leggere  http://ilpoteredelquieora.blogspot.com/2010/03/meditazione-sul-respiro.html
Ciò che  facciamo è domare la nostra mente. Cerchiamo di superare ogni tipo di  ansia ed agitazione, ogni tipo di schemi abituali di pensiero, in modo  da essere in grado di sedere con noi stessi. 
Domiamo la mente facendo uso della tecnica  della presenza mentale. Molto semplicemente la presenza mentale è  completa attenzione al dettaglio.  Anche se abbiamo ricordi del  passato e idee sul futuro, è la situazione presente, quella che  sperimentiamo.
Così siamo in grado di sperimentare la nostra vita  pienamente. Potremmo ritenere che pensando al passato o al futuro  rendiamo la nostra vita più ricca, ma se non prestiamo attenzione alla  situazione immediata, ci perdiamo veramente la vita. Non c’è nulla che  possiamo fare a riguardo del passato, possiamo solo passarlo in rassegna  di nuovo e di nuovo, mentre il futuro è completamente sconosciuto.
Perciò la pratica della presenza mentale è la pratica dell’essere vivi.  Quando parliamo di tecniche meditative, parliamo delle tecniche della  vita. Non parliamo di qualche cosa di separato da noi. Quando parliamo  dell’essere presenti e del vivere in modo presente, parliamo di pratica  della spontaneità.
È importante capire che qui non si parla del  tentativo di accedere a qualche stato mentale superiore, particolarmente  elevato. Non stiamo dicendo che la nostra situazione attuale è indegna.  Ciò che stiamo dicendo è che la situazione presente è completamente  disponibile, in modo non distorto e che questo è possibile tramite la  pratica della presenza mentale.
A questo punto possiamo  descrivere la vera e propria forma della pratica.
La tecnica di base risiede nel notare il respiro, nell'avere la  sensazione del respiro. Il respiro è ciò che usiamo come base per la  nostra pratica della presenza mentale: ci riporta al momento, ci riposta  alla situazione presente.  Non accentuiamo né alteriamo assolutamente il respiro, semplicemente lo  notiamo. Notiamo il respiro uscire ed entrare. Anche se ciò che stiamo facendo è molto semplice, sorge un numero  incredibile di idee, pensieri e concetti sia sulla vita che sulla  pratica stessa. Il modo con cui lavoriamo con tali pensieri consiste  semplicemente nell'etichettarli. Facciamo semplicemente sapere a noi  stessi che stiamo pensando e torniamo a seguire il respiro.
Perciò se  ci chiediamo che cosa faremo per il resto della nostra vita,  semplicemente etichettiamo ciò "pensiero", ma non ditelo mentalmente altrimenti anche quello sarebbe un pensiero. Riconoscete solamente il pensiero,osservatelo senza seguirlo, come fate vedendo passare una nuvola. Se ci chiediamo che cosa ci  sarà per pranzo semplicemente sappiamo che ciò è "pensiero"e non lo sopprimete, non lo modificate, accettatelo come pensiero e riportate l'attenzione sul respiro. Ogni cosa che  emerge è gentilmente riconosciuta e lasciata andare.
Non vi sono  eccezioni in questa tecnica, non vi sono buoni pensieri e cattivi  pensieri. Se state pensando a quanto sia meraviglioso meditare, questo è  comunque un pensiero. Quanto era grande il Buddha: è comunque un  pensiero. Se pensate che non state pensando esso è pur sempre un pensiero. Non importa quale estremo  raggiungiate; è pur sempre pensiero; tornate al respiro.
Di fronte a  tutti questi pensieri, è difficile essere nel momento e non lasciarsi  deviare. La nostra vita ha creato una barriera fatta di diverse  correnti, elementi ed emozioni che cercano di disarcionaci,  destabilizzarci. Emerge di tutto, ma tutto è etichettato come pensiero e  non siamo trascinati via.
Quando lasciamo la  meditazione e torniamo ad occuparci della nostra vita manteniamo lo stesso tocco leggero che avevamo usato per  lavorare con i nostri pensieri. Mantenere la propria posizione non  significa rimanere rigidi e cercare di essere delle rocce; tutto il  processo riguarda l'apprendere la flessibilità. Il modo con cui  trattiamo i pensieri e noi stessi è lo stesso modo con cui trattiamo il  mondo.
Quando iniziamo a meditare, la prima cosa che realizziamo è  quanto la situazione sia selvaggia, quanto la mente sia selvaggia,  quanto la nostra vita sia selvaggia. Ma quando iniziano a presentarsi le  qualità della mente domata, quando siamo veramente in grado di sederci  con noi stessi, vediamo che esiste una vasta ricchezza di possibilità  che si presentano dinanzi a noi. La meditazione consiste nel guardare  nel nostro cortiletto dietro casa, per così dire, nel guardare che cosa  veramente abbiamo, per poi scoprire la ricchezza già esistente. La  scoperta di tale ricchezza è un processo che avviene momento per momento  e man mano pratichiamo, la nostra consapevolezza diviene sempre più  acuta.
Questa presenza mentale allora avvolge tutta la nostra vita.  Questo è il miglior modo per apprezzare la sacralità di tutto. Con  l'aggiunta della presenza mentale improvvisamente tutta la situazione si  ravviva. La pratica impregna tutto ciò che facciamo; nulla è escluso.  La presenza mentale pervade suono e spazio. È un'esperienza completa.
Testo liberamente riadattato di Sakyong Mipham Rinpoche.  Per consultare l'originale vai su http://lucca.shambhala.info/index.php?id=3210

 
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