venerdì 14 gennaio 2011

Osho: ESSERE IN SINTONIA CON LA PROPRIA NATURA


Dal libro CHE COS’E’ LA MEDITAZIONE di OSHO

Ognuno deve muoversi in accordo col pro­prio sentire; se ti senti a tuo agio passando da una cosa all’altra, ciò è perfettamente giusto per te. Il punto è che qualunque cosa tu faccia dovrebbe essere un piacere profondo, senza alcuna tensione. Se ti forzi di esplorare più profondamente tutte le possibilità che ti sono date, puoi creare delle tensioni dentro di te. Se senti che è ab­bastanza, che il contatto con una certa pos­sibilità ti ha dato sufficiente linfa per passa­re a un’altra, allora fallo. Forse quella è la cosa naturale per te; la tua andatura.
Non si dovrebbe mai andare contro la pro­pria natura. Quello, secondo me, è l’unico peccato: andare contro la propria natura; mentre l’unica virtù è muoversi in totale ar­monia con essa. E non paragonarti mai agli altri; siamo tutti diversi, e diverso è ciò che pia­ce a ciascuno. Una volta che cominci a fare pa­ragoni, pensando: «Il tale approfondisce le cose più di me, si muove più lentamente, e io sono più veloce», dentro di te sorgerà una tensione: «Forse sto andando troppo in fret­ta». Tutte le tensioni vengono dal confronto.

Ricordati una cosa: tu devi essere in sin­tonia con la tua natura, non in sintonia con qualcun altro. Quindi ascolta sempre quello che senti dentro di te. Se una cosa è piace­vole, falla. Se la senti tesa e forzata, allora non è per te. Non farla.
Segui sempre il fiume della vita. Non cer­care mai di andare contro corrente, né di andare più veloce del fiume stesso. Solo, muoviti completamente rilassato, in modo da sentirti in ogni momento a casa, a tuo agio, e in pace con l’esistenza.
La seconda cosa che devi ricordare è che la vita non è corta. La vita è eterna, quindi non c’è bisogno di avere alcuna fretta. Con la fretta puoi solo perdere delle cose. Hai mai visto fretta nell’esistenza? Le stagioni giungono quando è il loro tempo, i fiori sbocciano quando è il loro tempo, gli alberi non si affrettano a crescere velocemente perché la vita è corta! Sembra che l’intera esistenza sia consapevole dell’eternità della vita.
Siamo sempre stati qui e saremo sempre qui – naturalmente non con le stesse forme e negli stessi corpi. La vita continua a evol­versi, raggiungendo stadi più elevati. Ma non c’è nessuna fine in nessun luogo e non c’è stato nemmeno nessun inizio in nessun luogo. Tu esisti tra una vita senza inizio e una vita senza fine. Sei sempre in mezzo a due eternità, da una parte e dall’altra.
Ti hanno condizionato con l’idea di un’unica vita. L’idea cristiana, l’idea ebrai­ca, l’idea musulmana – che hanno tutte ra­dici nella concezione ebraica di un’unica vi­ta – hanno dato all’Occidente una folle passione per la velocità. Ogni cosa dev’es­sere fatta con una tale fretta che non puoi provare piacere nel farla, e non puoi portar­la a termine in modo perfetto. Ti arrangi a concluderla in qualche modo, e passi di cor­sa a un’altra.
L’uomo occidentale ha una concezione della vita molto sbagliata: una concezione che ha creato tali tensioni nelle menti delle persone che esse non riescono a sentirsi a proprio agio in nessun posto, sono sempre in movimento, e sempre preoccupate di non sapere quando arriverà la fine. Voglio­no fare tutto prima della fine. Ma il risultato è esattamente l’opposto: non riescono a fare nemmeno poche cose che abbiano grazia e bellezza, che siano perfette.
La loro vita è talmente offuscata dalla morte che non sono in grado di vivere con gioia. Qualunque cosa porti gioia sembra essere uno spreco di tempo. Non riescono a stare semplicemente seduti, in silenzio, per un’ora, poiché la loro mente dice: «Perché stai sprecando un’ora? Avresti potuto fare questo, o quest’altro».
È a causa di questa concezione di un’uni­ca vita che l’idea della meditazione non è mai nata in Occidente. La meditazione ha bisogno di una mente molto rilassata, senza fretta, senza preoccupazioni, senza alcun luogo dove andare… una mente che gioisca di ogni attimo, semplicemente, qualunque cosa accada.
Era destino che la meditazione fosse sco­perta in Oriente, a causa dell’idea di vita eterna – dell’idea che puoi rilassarti. Puoi rilassarti senza alcuna paura, puoi gioire e suonare il tuo flauto, puoi danzare e cantare la tua canzone, puoi goderti l’alba e il tra­monto. Puoi gioire per tutta la vita. Non so­lo, puoi gioire persino morendo, perché an­che la morte è una grande esperienza, forse la più grande esperienza della vita. È un crescendo.
Nella concezione occidentale la morte è la fine della vita. Nella concezione orientale la morte è solo un evento bellissimo nel lungo processo della vita; ci saranno tante e tante morti. Ogni morte è il culmine della tua vi­ta, prima che un’altra vita cominci – un’al­tra forma, un altro corpo, un’altra consape­volezza. Non sei giunto alla fine, stai solo cambiando casa.
Se ti è piaciuto questo post ti consigliamo di leggere: The Zone:Oltre il velo.
Un libro giallo che, pur rimanendo tale, tratta indirettamente dell'esperienza nel qui e ora, in maniera - secondo noi - più appassionante di tanti altri testi specifici sul tema.

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