venerdì 14 maggio 2010

L'ANSIA E IL DESIDERIO... OSHO


Non è vero che sia il desiderio, come normalmente si crede, a creare l’ansia. È l’ansia che crea il desiderio. L’uomo è ansia. Proprio l’altro giorno, vi dicevo che gli animali non conoscono l’ansia, perché non devono divenire... sono già. Un cane è un cane, e una tigre è una tigre: questo è tutto! La tigre non cerca di diventare una tigre. Lo è, lo è già! Non vi è coinvolto nessun divenire. Nel mondo degli animali non esiste l’ansia. Né la si incontra nel mondo dei Buddha: essi sono arrivati, sono realizzati. Sono siddha: sono degli esseri. Non esiste più alcun obiettivo da raggiungere, non c’è più alcun movimento. Il viaggio è terminato. Sono arrivati a casa. Tra l’animale e il Buddha, si trova l’uomo: metà animale e metà Buddha. Qui esiste l’ansia. L’ansia è questa tensione. Una parte di te vuole ritornare animale... cerca di trattenerti a sé, ti blandisce, ripetendoti: “Torna! Era così stupendo... dove stai andando?”. L’altra parte è proiettata nel futuro. In qualche modo indiretto, sai perfettamente che essere un Buddha è il tuo destino: il seme è lì! E il seme continua a dirti: “Trova il terreno, il terreno adatto, e diverrai un Buddha. Non tornare indietro! Va’ avanti...”. Questo tiro alla fune costituisce l’ansia. ‘Ansia’ è uno dei termini più importanti da comprendere, perché non solo è una parola: è la situazione caratterizzante l’uomo. Essere o non essere? Essere questo o essere quello? Dove andare? L’uomo è fermo a un bivio: di fronte a sé vede aprirsi tutte le possibilità. Questo è l’ansia: dove andare? Cosa fare? Ma qualsiasi cosa fai, l’ansia rimarrà. Se diventi un animale, la parte buddhica continuerà a ribellarsi contro l’animale. Questo è l’ansia. E quest’ansia è prettamente esistenziale. Non è che qualcuno ne soffra e qualcuno non ne soffra... niente affatto. È esistenziale. L’ansia, per gli esseri umani, è innata. È il loro campo di battaglia. È il problema da risolvere... è il problema che devono trascendere. Ci sono due modi di trascenderlo. Uno è quello del mondo: lo puoi chiamare desiderio. Il desiderio è il modo per nascondere quest’ansia. Ti butti a capofitto in una frenetica corsa al denaro. Sei tutto assorbito nel guadagnare sempre più denaro, così che dimentichi tutta l’ansia esistenziale. I veri problemi non hanno più importanza; non hai più tempo per pensare a loro. Li metti da parte e ti getti nella ricerca di come fare sempre più soldi. E man mano che ne guadagni, sorgono sempre più desideri. Questa smania di denaro o di potere politico, non è che una scappatoia dalla tua ansia... Il desiderio è un modo per evitare l’ansia, ma solo per evitarla. Non la puoi distruggere per mezzo suo. E il desiderio ti dà piccole ansie; ricorda, piccolissime ansie, che non sono esistenziali. È naturale che quando sei impegnato a guadagnare denaro, sarai preda di svariate ansietà: il mercato e le quotazioni in borsa, e cose di questo genere, e i prezzi... E hai investito così tanto denaro... ci guadagnerai o ci perderai? Queste sono piccole ansie. Non sono nulla in confronto alla vera ansia: sono solo espedienti per evitare la realtà fondamentale. Il desiderio è un camuffamento dell’ansia. È un espediente, una strategia per nasconderla. E la meditazione serve, invece, a rivelarla... La vera meditazione non è una tecnica. La vera meditazione non è che un rilassamento, uno star seduti in silenzio, lasciando che accada... di qualsiasi cosa si tratti. Permettere che tutta l’ansia emerga alla superficie. E osservarla. E non fare niente per trasformarla. L’essere un testimone è la vera meditazione. Rimanendo un testimone, la tua buddhità diverrà sempre più ricca. La testimonianza è il nutrimento della tua buddhità. E più la tua buddhità è ricca, meno ansia esiste. Il giorno in cui la tua buddhità sarà totale, tutta l’ansia sarà sparita.
Fonte:
Osho, "Dall’assoluto all’amore"

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