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domenica 28 marzo 2021

LO ZEN DI BUDDHA

Buddha disse:<<Io considero la posizione dei re e dei governanti come quella dei granelli di polvere.

Osservo tesori d'oro e di gemme come se fossero mattoni e ciottoli.

Guardo le più belle vesti di seta come cenci strappati.

Vedo le miriadi di mondi dell'universo come i piccoli semi di un frutto, e il più grande lago dell'India come una goccia d'olio sul mio piede.

Mi accorgo che gli insegnamenti del mondo sono l'illusione di maghi.

Distinguo il più elevato concetto di emancipazione come un broccato d'oro in un sogno, e considero il sacro sentiero degli illuminati come fiori che si schiudano ai nostri occhi.

Vedo la meditazione come il pilastro di una montagna, il Nirvana come un incubo delle ore diurne.

Considero il giudizio del bene e del male come la danza serpentina di un drago, e il sorgere e il tramontare delle credenze come null'altro che le tracce lasciate dalle quattro stagioni>>. 

Fonte: 101 STORIE ZEN


IN PARTICOLARE TI CONSIGLIAMO DI LEGGERE:

THE ZONE:OLTRE IL VELO: Un libro giallo che tratta la tematica del qui e ora!

sabato 20 marzo 2021

RACCONTO ZEN: LO ZEN DI OGNI ISTANTE

Gli studenti di Zen stanno coi loro maestri almeno dieci anni prima di presumere di poter insegnare a loro volta. 

Nan-in ricevette la visita di Tenno, che dopo aver fatto il consueto tirocinio era diventato un insegnante. Era un giorno piovoso, perciò Tenno portava zoccoli di legno e aveva con sé l'ombrello.

Dopo aver salutato, Nan-in disse:<<Immagino che tu abbia lasciato gli zoccoli nell'anticamera. Vorrei sapere se hai messo l'ombrello alla destra o alla sinistra degli zoccoli>>.

Tenno, sconcertato, non sepper rispondere subito. Si rese conto che non sapeva portare con sé il suo zen in ogni istante.

Diventò allievo di Nan-in e studiò ancora sei anni per perfezionare il suo Zen in ogni istante.

Fonte: 101 Storie Zen. Editore Adelphi.

***

Se ti è piaciuto questo post ti consigliamo di leggere:

The Zone:Oltre il velo. Un libro giallo che, pur rimanendo tale, tratta indirettamente dell'esperienza nel qui e ora, in maniera - secondo noi - più appassionante di tanti altri testi specifici sul tema.

giovedì 11 marzo 2021

RACCONTO ZEN: ANNUNCIO

 

Nel suo ultimo giorno di vita Tanzan scrisse sessanta cartoline postali e incaricò un suo assistente di impostarle.

Poi morì.

Sulle cartoline c'era scritto:

Sto per andarmene da questo mondo.
Questo è il mio ultimo annuncio. 
Tanzan
27 luglio 1892
 
Fonte:

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martedì 29 dicembre 2020

RACCONTO ZEN: AMORE



 Se ami, ama apertamente

Venti monaci e una monaca, che si chiamava Eshun, facevano esercizio di meditazione con un certo maestro di Zen. 

Nonostante la sua testa rapata e il suo abito dimesso, Eshun era molto carina. Diversi monaci si innamorarono segretamente di lei. Uno di questi le scrisse una lettera d'amore, insistendo per vederla da sola.

Eshun non rispose. Il giorno dopo il maestro fece lezione ai suoi discepoli, e alla fine della conferenza Eshun si alzò. Rivolgendosi a quello che le aveva scritto, disse:<<Se veramente mi ami tanto, vieni qui e prendimi subito tra le tue braccia>>.

Fonte: 101 Storie Zen








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domenica 20 dicembre 2020

RACCONTO ZEN: OBBEDIENZA


Le lezioni del maestro Bankei non erano frequentate solo dagli studenti di Zen ma anche da persone di ogni ceto e di ogni setta. Lui non citava i sutra né si dilungava in dissertazioni tradizionali. Al contrario, le parole gli uscivano direttamente dal cuore e raggiungevano il cuore di chi lo ascoltava.

Che lui avesse un pubblico tanto numeroso fece infuriare un prete della setta Nichiren, perché tutti i suoi seguaci lo avevano abbandonato per andare a sentire lo Zen. L'egocentrico prete Nichiren si recò al tempio, risoluto ad avere un contraddittorio con Bankei. 

<<Ehi, insegnante di Zen!>> gridò. <<Aspetta un momento. Chi ti rispetta obbedirà a quello che dici, ma un uomo come me non ti rispetta. Puoi convincermi ad obbedirti?>>.

<<Vieni qui accanto a me e te ne darò la prova.>> disse Bankei.

Con aria altera, il prete si fece largo in mezzo alla folla e si avvicinò all'insegnante.

Bankei sorrise. <<Vieni qui alla mia sinistra.>>

Il prete obbedì.

<<No,>> disse Bankei <<parleremo meglio se ti metti alla mia destra. Vieni da quest'altra parte.>>

Con aria sprezzante il prete passò dall'altra parte.

<<Come vedi,>> osservò Bankei <<tu mi stai obbedendo, e io trovo che sei veramente gentile. Ora siediti e ascolta.>>

Fonte: 101 Storie Zen



martedì 11 gennaio 2011

OSHO... IL GIUSTO MODO DI AMARE

Tutti vogliono essere amati: questo è il modo sbagliato di procedere.

Tutto inizia perché il bambino, da piccolo, non è capace di amare, non può né parlare né fare o dare nulla; può solo prendere. L’esperienza di un bambino piccolo rispetto all’amore è quella del prendere – dalla madre, dal padre, dai fratelli e dalle sorelle, dagli ospiti, dagli estranei – ma sempre prendere. Quindi la prima esperienza che si radica profondamente nell’inconscio è quella di dover ricevere amore.

Il problema nasce perché tutti sono stati bambini, e tutti hanno lo stesso desiderio ardente di ricevere amore – nessuno nasce senza. Tutti chiedono: “Dacci amore”, ma nessuno dà, perché anche l’altro è stato allevato come te.

Bisogna essere svegli e consapevoli perché ciò che è solo un fatto accidentale della nascita non persista come stato costante e prevalente della mente.

Invece di chiedere: “Dammi amore”, inizia a dare amore. Dimenticati di prendere e dai – e ti garantisco che riceverai moltissimo.

Non devi affatto pensare a prendere. Nemmeno indirettamente ti devi preoccupare del fatto che stai ricevendo oppure no. Questo sarebbe già sufficiente a turbarti. Dai, perché dare amore è così bello – prenderlo non è altrettanto bello. Questo è uno dei segreti.

Dare amore è l’esperienza più bella che puoi fare, perché allora sei un imperatore. Ricevere amore è un’esperienza molto limitata, e appartiene al mendicante. Non essere un mendicante; almeno nel regno dell’amore sii un imperatore, perché è una qualità inesauribile che possiedi dentro di te. Puoi dare quanto vuoi; non devi preoccuparti che possa finire. Non verrà mai il giorno in cui potrai dire: “Mio Dio, non ho più amore da dare”.

L’amore non è una quantità; è una qualità ed è una qualità di un certo tipo che cresce col dare e muore se lo trattieni. Se sei avaro, muore. Quindi spendi più che puoi, non preoccuparti di chi sia a riceverlo. Questa è l’idea di una mente avara: darò amore a certe persone che possiedono determinate qualità. Non comprendi che hai tanto… sei come una nuvola carica di pioggia.

La nuvola non si preoccupa di dove la pioggia andrà a cadere – sulle rocce, sui giardini, nell’oceano – non le importa affatto. Vuole solo liberarsi del suo fardello; questo scaricarsi porta un sollievo incredibile.

Quindi il primo segreto è quello di non chiedere amore e di non aspettare, pensando che potrai darlo quando qualcuno te lo chiederà. Dallo!

Dai amore a chiunque capiti – un estraneo. Non è che devi dar via cose costose, dare una mano a qualcuno sarà sufficiente. Tutto ciò che fai nelle ventiquattr’ore dovrebbe essere fatto con amore, e allora il dolore che ora provi nel cuore scomparirà. Quando sarai amorevole, la gente ti amerà; è una legge naturale: ricevi ciò che dai. Anzi, ricevi più di quanto dai.

Impara a dare, e scoprirai che tante persone che prima non ti avevano mai nemmeno guardato, che non si erano mai occupate di te, saranno amorevoli verso di te. Il problema è che il tuo cuore è colmo di amore, ma tu hai fatto l’avaro, e quell’amore è diventato un peso. Invece di lasciar fiorire il cuore, hai accumulato, e così quando ogni tanto ti capita di essere in un momento d’amore, senti come se il cuore stesse scomparendo. Ma perché solo un momento? Perché non ogni istante?

Non si tratta nemmeno di limitarsi solo agli esseri viventi. Puoi toccare questa sedia con mano amorevole. Dipende tutto da te, non dall’oggetto.

In questo modo troverai un grande rilassamento; il tuo sé – che è un fardello – scomparirà e ti scioglierai nel tutto.

Condividi il tuo amore, senza preoccuparti di chi lo riceve. Dallo, e scoprirai una pace e un silenzio straordinari. Diventerà la tua meditazione.

Fonte: tratto interamente dall'ottimo sito http://www.vivizen.com/

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venerdì 14 maggio 2010

L'ANSIA E IL DESIDERIO... OSHO


Non è vero che sia il desiderio, come normalmente si crede, a creare l’ansia. È l’ansia che crea il desiderio. L’uomo è ansia. Proprio l’altro giorno, vi dicevo che gli animali non conoscono l’ansia, perché non devono divenire... sono già. Un cane è un cane, e una tigre è una tigre: questo è tutto! La tigre non cerca di diventare una tigre. Lo è, lo è già! Non vi è coinvolto nessun divenire. Nel mondo degli animali non esiste l’ansia. Né la si incontra nel mondo dei Buddha: essi sono arrivati, sono realizzati. Sono siddha: sono degli esseri. Non esiste più alcun obiettivo da raggiungere, non c’è più alcun movimento. Il viaggio è terminato. Sono arrivati a casa. Tra l’animale e il Buddha, si trova l’uomo: metà animale e metà Buddha. Qui esiste l’ansia. L’ansia è questa tensione. Una parte di te vuole ritornare animale... cerca di trattenerti a sé, ti blandisce, ripetendoti: “Torna! Era così stupendo... dove stai andando?”. L’altra parte è proiettata nel futuro. In qualche modo indiretto, sai perfettamente che essere un Buddha è il tuo destino: il seme è lì! E il seme continua a dirti: “Trova il terreno, il terreno adatto, e diverrai un Buddha. Non tornare indietro! Va’ avanti...”. Questo tiro alla fune costituisce l’ansia. ‘Ansia’ è uno dei termini più importanti da comprendere, perché non solo è una parola: è la situazione caratterizzante l’uomo. Essere o non essere? Essere questo o essere quello? Dove andare? L’uomo è fermo a un bivio: di fronte a sé vede aprirsi tutte le possibilità. Questo è l’ansia: dove andare? Cosa fare? Ma qualsiasi cosa fai, l’ansia rimarrà. Se diventi un animale, la parte buddhica continuerà a ribellarsi contro l’animale. Questo è l’ansia. E quest’ansia è prettamente esistenziale. Non è che qualcuno ne soffra e qualcuno non ne soffra... niente affatto. È esistenziale. L’ansia, per gli esseri umani, è innata. È il loro campo di battaglia. È il problema da risolvere... è il problema che devono trascendere. Ci sono due modi di trascenderlo. Uno è quello del mondo: lo puoi chiamare desiderio. Il desiderio è il modo per nascondere quest’ansia. Ti butti a capofitto in una frenetica corsa al denaro. Sei tutto assorbito nel guadagnare sempre più denaro, così che dimentichi tutta l’ansia esistenziale. I veri problemi non hanno più importanza; non hai più tempo per pensare a loro. Li metti da parte e ti getti nella ricerca di come fare sempre più soldi. E man mano che ne guadagni, sorgono sempre più desideri. Questa smania di denaro o di potere politico, non è che una scappatoia dalla tua ansia... Il desiderio è un modo per evitare l’ansia, ma solo per evitarla. Non la puoi distruggere per mezzo suo. E il desiderio ti dà piccole ansie; ricorda, piccolissime ansie, che non sono esistenziali. È naturale che quando sei impegnato a guadagnare denaro, sarai preda di svariate ansietà: il mercato e le quotazioni in borsa, e cose di questo genere, e i prezzi... E hai investito così tanto denaro... ci guadagnerai o ci perderai? Queste sono piccole ansie. Non sono nulla in confronto alla vera ansia: sono solo espedienti per evitare la realtà fondamentale. Il desiderio è un camuffamento dell’ansia. È un espediente, una strategia per nasconderla. E la meditazione serve, invece, a rivelarla... La vera meditazione non è una tecnica. La vera meditazione non è che un rilassamento, uno star seduti in silenzio, lasciando che accada... di qualsiasi cosa si tratti. Permettere che tutta l’ansia emerga alla superficie. E osservarla. E non fare niente per trasformarla. L’essere un testimone è la vera meditazione. Rimanendo un testimone, la tua buddhità diverrà sempre più ricca. La testimonianza è il nutrimento della tua buddhità. E più la tua buddhità è ricca, meno ansia esiste. Il giorno in cui la tua buddhità sarà totale, tutta l’ansia sarà sparita.
Fonte:
Osho, "Dall’assoluto all’amore"

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lunedì 29 marzo 2010

Racconto Zen: Descrivi La Brocca Senza Nominarla


In questo mirabile racconto Zen, il Maestro mette alla prova i suoi discepoli, soltanto uno darà la risposta...
Fonte immagine:https://pixabay.com/it/brocche-ceramica-fragile-278630/

Il maestro Pai-chang voleva scegliere un monaco cui affidare l'incarico di aprire un nuovo monastero.

Convocò i suoi discepoli, pose una brocca sul pavimento e disse loro: "Sceglierò chi saprà descrivere questa brocca senza nominarla".

"È un vaso di forma rotondeggiante, con un manico e un becco" rispose il più colto dei suoi allievi.

"È un recipiente di colore grigio e serve per contenere acqua o altri liquidi" disse un altro.

"Non è uno zoccolo" intervenne un terzo più spiritosamente.

Gli altri monaci non dissero nulla, perché erano convinti di non poter escogitare definizioni migliori.

"Non c'è nessun altro?" domandò il maestro.

Allora si alzò Kuei-shan, che nel monastero era un semplice inserviente.

Egli prese la brocca in mano e la mostrò a tutti senza dire nulla.

Pai-chang dichiarò: "Kuei-shan sarà l'abate del nuovo monastero".
Fonte: http://blog.libero.it/zenstories/

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