giovedì 17 giugno 2010

Juddu Krishnamurti e David Bohm. Incontro tra misticismo e scienza

Juddu Krishnamurti (1895-1986) è un filosofo e un mistico che da leader predestinato della Società Teosofica ha saputo rinunciare a questa posizione di preminenza istituzionale per farsi portatore di un insegnamento basato sulla ricerca personale della verità. David Bohm (1917-1992) è un fisico, un filosofo, un mistico, un attivista sociale statunitense, che ha speso cinquant’anni a investigare l’affascinante teoria che tutte le parti dell’universo sono fondamentalmente interconnesse, e formano un tutto ininterrotto, un flusso continuo; ha creato delle teorie che si estendono alla religione, alla filosofia, alle arti, alle scienze umane oltre che a numerosi campi scientifici. Dal loro sodalizio è scaturita una visione della realtà che cerca di declinare in modo nuovo il rapporto tra le intuizioni della religiosità e della mistica e le rigorose teorie della scienza.
Al momento del loro incontro, Jiddu Krishnamurti viene da una radicalità di esperienza mistica e di vita. Nato l’11 maggio 1895 a Madanapalle, un piccolo paese vicino Madras, nell’India Meridionale, nel 1905 perde la madre, e nel 1909 si trasferisce con il padre Narianiah ed i quattro fratelli sopravvissuti ad Adyar, dove vivono in una una capanna in condizioni molto miserevoli. In quei pressi si trova il quartier generale della Società Teosofica, di cui è presidente Annie Besant. Un giorno Charles Leadbeater, suo stretto collaboratore, vedendolo, appena quattordicenne, mentre con il fratello Nitya fa il bagno sulla spiaggia di Adyar, ispirato dai poteri di chiaroveggenza di cui si ritiene dotato si convince di aver trovato in lui il ragazzo attraverso il quale la Divinità si sarebbe manifestata. Per questo motivo, nel 1910, la Besant chiede ed ottiene da Narianiah la tutela legale di Krishnamurti e di Nitya. Considerato l’ultimo Iniziato vivente in attesa della venuta del futuro Maitreya, Annie Besant lo tiene vicino come fosse suo figlio e lo alleva con lo scopo di utilizzare le sue capacità come veicolo del pensiero teosofico. Nel 1911 viene fondato l’Ordine Internazionale della Stella d’Oriente, di cui Krishnamurti è messo a capo, e il cui intento è quello di preparare l’avvento del Maestro del Mondo. I due fratelli sono trasferiti in Inghilterra dove vengono educati ed istruiti alla maniera inglese ed iniziati alle dottrine esoteriche della Teosofia.  Negli anni a seguire Krishnamurti comincia a tenere le sue prime conferenze e ad dispensare i suoi insegnamenti ai membri dell’Ordine; ben presto tuttavia inizia a mettere in discussione i metodi teosofici ed a prenderne le distanze, sviluppando un proprio pensiero indipendente.  Nel 1922 si trasferisce, sempre accompagnato dal fratello, ad Ojai, in California, dove per la prima volta ha luogo quello che viene chiamato il “processo”: per diversi mesi Krishnamurti soffre di svenimenti e dolori intensi alla nuca e lungo la colonna vertebrale, eventi che vengono interpretati come necessari per la sua trasformazione spirituale, e che egli poi racconterà come parte della sua straordinaria esperienza mistica; essi continuano a verificarsi anche in seguito, e soprattutto attorno al 1961. Nel 1925 Nitya, da tempo ammalato di tubercolosi, muore, lasciando il fratello in un profondo sconvolgimento. In questo periodo aumenta notevolmente l’insoddisfazione di Krishnamurti nei riguardi della Teosofia e delle sue pratiche; finché nel 1929, in occasione di un raduno della Stella d’Oriente tenutosi in Olanda, alla presenza di più di 3000 fedeli, Krishnamurti scioglie l’Ordine, proclamando che “La verità è una terra senza sentieri” e che non la si potrà mai ottenere attraverso nessuna organizzazione, chiesa, maestro o guru.  In seguito chiude ogni suo rapporto con la Società Teosofica e, pur volendo restituire tutte le donazioni ricevute dagli adepti – si parla di ingenti somme di denaro e di diverse ville e terreni – non gli è difficile trovare nuovi fondi per iniziare la sua nuova attività divulgatrice, grazie ai finanziamenti di alcuni benefattori ed alle vendite dei suoi primi libri: ha ormai maturato la sua verità ed è pronto per diffonderla.


Profilo di Juddu Krishnamurti
Sempre in occasione del discorso per lo scioglimento dell’Ordine, Krishnamurti dichiara: “Il mio unico scopo è rendere l’uomo assolutamente, incondizionatamente libero”. Per i successivi cinquantasette anni egli viaggia in lungo e in largo per il mondo al fine di trasmettere il suo insegnamento liberatorio, rifiutando sempre l’adulazione e lo status di guru. Crea delle fondazioni che servono ad organizzare le sue conferenze ed a pubblicare i suoi scritti e fonda delle scuole – la formazione scolastica è sempre stata una delle sue maggiori preoccupazioni – in India, in Inghilterra ed in America, dove “sia gli alunni, che gli insegnanti possono fiorire interiormente”.
Muore il 17 febbraio 1986 ad Ojai.
Nel 1938 Krishnamurti incontra Aldous Huxley che diviene suo amico e grande ammiratore. Nel 1956 viene ricevuto dal Dalai Lama. Intorno agli anni ‘60 conosce il maestro yoga B.K.S. Iyengar, dal quale prende lezioni. Nel 1984 parla con gli scienziati del Los Alamos National Laboratory in New Mexico, U.S.A. David Bohm trova nelle parole di Krishnamurti dei punti in comune con le sue nuove teorie fisiche e i due danno vita ad una serie di dialoghi che contribuiscono a costruire un “ponte” tra il cosiddetto misticismo e la scienza.
Krishnamurti parla di come nello specchio dei rapporti, umani e con le cose, ognuno può scoprire il contenuto della propria coscienza che è comune a tutta l’umanità secondo il principio del non-dualismo tipico dell’Advaita Vedanta. Sostiene che questo può essere fatto in modo diretto, scoprendo che la divisione tra osservatore e ciò che è osservato è in realtà dentro noi stessi. Proprio questa divisione dualistica, che impedisce la percezione diretta della realtà, è alla base del conflitto e dell’infelicità dell’uomo.
La sua celebre affermazione “la Verità è una terra senza sentieri” può ben rappresentare il nocciolo del suo insegnamento che vuole spronare l’essere umano a liberarsi da ogni strada già tracciata, dal passato, dai dogmi, dalle ideologie, guardando la realtà senza alcun condizionamento. Dal discorso di scioglimento dell’Ordine della Stella, il 3 agosto 1929, a Ommen, in Olanda:

Ritengo che la Verità sia una terra senza sentieri e che non si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente. Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è impossibile organizzare una “fede”. La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri. Per Krishnamurti la scuola deve essere un posto dove l’insegnante e l’allievo esplorano non solo il mondo esterno della conoscenza ma anche il proprio pensiero e il proprio comportamento per capire il condizionamento che distorce la realtà, perché solo liberi dai condizionamenti si può veramente imparare. Per comprendere è necessaria l’intenzione di non aspettarsi aiuti dall’esterno ma bensi’ di porsi come maestro di se stessi e di scavare per scoprire l’umanità partendo dalla intimità. Alcuni suoi aforismi:
Ciascuno cambi se stesso per cambiare il mondo
Non serve dare risposte, ma spronare gli uomini alla ricerca della verità
La vera rivoluzione per raggiungere la libertà è quella interiore, qualsiasi rivoluzione esterna è una mera restaurazione della solita società che a nulla serve
La rivoluzione interiore va fatta da sé per sé, nessun maestro o guru può insegnarti come.


Juddu Krishnamurti
Bohm sviluppa l’approccio delle onde pilota di Louis de Broglie,  giungendo alla cosiddetta interpretazione di Bohm della meccanica quantistica (nota anche come teoria De Broglie-Bohm). Inoltre apporta significativi contributi alla neuropsicologia e allo sviluppo del modello olonomico del funzionamento del cervello, grazie alla collaborazione con il neuroscienziato di Standford Karl Pribram. Secondo il modello olonomico il cervello opera in modo simile a un ologramma, in conformità ai principi della matematica quantistica e alle caratteristiche dei modelli delle onde d’interferenza. Queste onde possano comporre forme come ologrammi, in base ai dati dell’applicazione dell’Analisi di Fourier per decomporre le onde in singoli seni. Bohm con Pribram elabora un teoria basata su una descrizione in termini matematici dei processi e delle interazioni neuronali: i neuroni sarebbero capaci di leggere le informazioni in quanto queste si presentano sotto forma di onde, per poi convertirle in schemi di interferenza e trasformarle in immagini tridimensionali. In sostanza, noi non vedremmo gli oggetti “per come sono”  –  in accordo con quanto messo in luce dalla teoria della relatività generale – ma solamente la loro informazione quantistica. Nell’universo esiste un ordine implicito (implicate order), che non vediamo e che Bohm paragona ad un ologramma nel quale la sua struttura complessiva è identificabile in quella di ogni sua singola parte; sovrapposto a questo vi è un ordine esplicito (explicate order) che è ciò che realmente vediamo. Quest’ultimo è il risultato dell’interpretazione che il nostro cervello ci offre delle onde (o pattern) di interferenza che compongono l’universo, e secondo tale ipotesi, la localizzazione spazio-temporale degli oggetti è falsa, o comunque illusoria. Poiché Bohm ritiene che l’universo sia un sistema dinamico e quindi in continuo movimento, e siccome con il termine ologramma solitamente ci si riferisce ad una immagine statica, Bohm preferisce descrivere l’universo utilizzando il termine, da lui creato, di Olomovimento. Dopo l’esperimento di Aspect e colleghi del 1982 che rivela una comunicazione istantanea fra fotoni a distanze infinitamente grandi, Bohm, che si era già confrontato con lo stesso problema durante la sua riformulazione del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, ribadisce come non vi sia alcuna propagazione di segnale a velocità superiori a quella della luce, bensì che si tratti di un fenomeno non riconducibile ad alcuna misurazione spaziotemporale. Il legame tra fotoni nati da una stessa particella sarebbe quindi dovuto all’esistenza di un insieme di variabili nascoste che formano un ordine della realtà che noi normalmente non percepiamo, nel quale ogni cosa (particella) non è da considerarsi come cosa separata o “autonoma”, bensì come facente parte di un ordine atemporale e aspaziale universale, cioè l’Olomovimento. Bohm scrive che “noi dobbiamo imparare ad osservare qualsiasi cosa come parte di una Indivisa Interezza” (“Undivided Wholeness”), cioè che tutto è Uno.

Fonte: tratto dall'ottimo sito http://www.axismundi.biz/?page_id=1287

1 commento:

Jas21 ha detto...

Pensa che la prima cosa che mi ha colpito, quando ho "incontrato" i libri di Krushnamurti è stato l'impatto con la libertà: Il primo Maestro che ha rifiutato quel titolo e il primo che io sappia, a quei tempi, che predicava di essere liberi dai guru, dalla autorità degli altri e dalla propria autorità.