lunedì 31 gennaio 2011

RACCONTO ZEN... IL PESCATORE

Sul molo di un piccolo villaggio messicano, un turista americano si ferma e si avvicina ad una piccola imbarcazione di un pescatore del posto.
Si complimenta con il pescatore per la qualità del pesce e gli chiede quanto tempo avesse impiegato per pescarlo. Il pescatore risponde: ‘Non ho impiegato molto tempo’ e il turista: ‘Ma allora, perchè non è stato di più, per pescarne di più?’
Il messicano gli spiega che quella esigua quantità era esattamente ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze della sua famiglia. Il turista chiese: ‘Ma come impiega il resto del suo tempo?’ E il pescatore: ‘Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bimbi e faccio la siesta con mia moglie. La sera vado al villaggio, ritrovo gli amici, beviamo insieme qualcosa, suono la chitarra, canto qualche canzone, e via così, trascorro appieno la vita.’
Allorchè il turista fece: ‘La interrompo subito, sa sono laureato ad Harvard, e posso darle utili suggerimenti su come migliorare. Prima di tutto dovrebbe pescare più a lungo, ogni giorno di più. Così logicamente pescherebbe di più. Il pesce in più lo potrebbe vendere e comprarsi una barca più grossa. Barca più grossa significa più pesce, più pesce significa più soldi, più soldi più barche… Potrà permettersi un’intera flotta! Quindi invece di vendere il pesce all’uomo medio, potrà negoziare direttamente con le industrie della lavorazione del pesce, potrà a suo tempo aprirsene una sua. In seguito potrà lasciare il villaggio e trasferirsi a Mexico City o a Los Angeles o magari addirittura a New York! Da lì potrà dirigere un’enorme impresa!’
Il pescatore lo interruppe: ‘Ma per raggiungere questi obiettivi quanto tempo mi ci vorrebbe?’
E il turista: ‘20, 25 anni forse’ quindi il pescatore chiese: ‘….e dopo?’
Turista: ‘ Ah dopo, e qui viene il bello, quando il suoi affari avranno raggiunto volumi grandiosi, potrà vendere le azioni e guadagnare miliardi!’
E il pescatore: 'Miliardi? e poi?’
Turista: ‘Be’, alla fine potrà ritirarsi da uomo ricco, e scegliere esattamente la vita che desidera per lei e la sua famiglia. Per esempio potrà andare in un piccolo villaggio vicino alla costa, dormire fino a tardi, giocare con i suoi bimbi, pescare un po’ di pesce, fare la siesta, passare le serate con gli amici bevendo qualcosa, suonando la chitarra e trascorrere appieno la vita’

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consigliato:


Zen
Autori Vari

venerdì 28 gennaio 2011

QUI E ORA

Pesa come piombo la mia sagoma illusoria,
prova a tendermi l'inganno sussurandomi paure,
evocando le visioni di un passato che trattengo.
In un lampo Adesso vedo, cadono come inutili pietre.
L'altra armata è desiderio, perfezione nel futuro,
ancor più abile a tentare con scenari di miraggio.
Ma non sono in superficie ed Io lo sento,
dal profondo vado avanti senza inganno.


Alberto

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giovedì 27 gennaio 2011

Racconto Zen... il monaco e il Maestro

CONSIGLIATO:
Zen
Autori Vari
« Un giorno, mentre il Grande Maestro Yueshan Weiyan stava seduto (in zazen), un monaco gli domandò: "A cosa state pensando (in quella postura) così immobile?.
Il Maestro rispose: "Sto pensando di non stare pensando (fu shiryô)".
Il monaco domandò: "Come fate a pensare di non stare pensando?
Il Maestro rispose: "Non pensando (hi shiryô)
»

(Eihei Dōgen (1200-1253) - tratto dallo Shōbōgenzō - capitolo 12, "Zazen shin" 坐禪箴 )

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Due mesi di meditazione «cambiano» davvero il cervello

Cervello
FONTE:http://salute24.ilsole24ore.com/articles/12567-due-mesi-di-meditazione-cambiano-davvero-il-cervello?refresh_ce di COSIMO COLASANTO il Sole24Ore Salute24
Due mesi di meditazione producono effetti visibili sulla materia-grigia. Tanto è necessario secondo uno studio del Massachusetts General Hospital che per la prima volta ha stabilito con esattezza la “soglia” misurabile oltre la quale le tecniche di rilassamento cambiano il cervello: 8 settimane producono effetti associati a memoria, empatia e, per l’appunto, stress. Lo studio, pubblicato sulla rivista Psychiatry Research: Neuroimaging, ha “arruolato” 16 persone alle quali i ricercatori hanno “scattato” foto cerebrali prima e dopo un corso anti-stress presso l’Università del Massachusetts. Il confronto non lascia dubbi secondo gli scienziati: la densità della materia-grigia nell’ippocampo è davvero aumentata alla fine del percorso. Proprio l’ippocampo, ricordano, non è una regione del cervello qualsiasi, ma la “cabina di regia” di apprendimento e memoria. “È affascinante osservare in questo periodo i cambiamenti plastici del cervello”, afferma Britta Hölzel, tra gli autori dello studio.

I partecipanti allo studio hanno eseguito le tecniche in media per 27 minuti ogni giorno. Il protocollo comprendeva esercizi guidati per migliorare la consapevolezza. Oltre all’influenza sull’ippocampo, gli strumenti diagnostici a disposizione dei ricercatori hanno potuto rilevare un miglioramento nella funzione dell’amigdala, nota per svolgere un ruolo cruciale su ansia e stress. Attenzione, però, 8 settimane “cambiano” cervello, ma non eliminano lo stress. “L'esperienza personale dello stress non può essere ridotta solo con un programma di formazione di 8 settimane - avverte Amishi Jha, un altro dei ricercatori -, ma la scoperta apre le porte a possibilità per ulteriori ricerche sul potenziale delle meditazione come via per proteggere contro i disturbi legati allo stress, come quelli da stress post-traumatico”.
di Cosimo Colasanto (25/01/2011)
Fonte: http://salute24.ilsole24ore.com/articles/12567-due-mesi-di-meditazione-cambiano-davvero-il-cervello?refresh_ce

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martedì 25 gennaio 2011

Kahlil Gibran ... frasi..

Il paradiso è là, dietro quella porta, ma ho perso la chiave. Forse ho solo dimenticato dove l'ho messa. 
Kahlil Gibran 

L'aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi.
Kahlil Gibran

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OSHO... L'INGANNO PIU' GRANDE

"Non sono qui per perpetuare il passato, perciò sono contrario a ogni tipo di conoscenza. 
 
Sono per l'imparare, ma imparare vuol dire innocenza, apertura, ricettività. 
 
Imparare vuol dire un approccio non egoistico alla realtà. 
 
Imparare vuol dire: "Non so, e sono pronto, sono pronto a sapere". 
 
Conoscenza vuol dire: "So già". 
 
La conoscenza è l'inganno più grande che la società crea nella mente delle persone."
 

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Il Potere di Adesso , Eckhart Tolle Ti consiglio di leggerlo...

martedì 18 gennaio 2011

MEDITAZIONE CAMMINATA: esercizio di meditazione dinamica




CAMMINARE CONSAPEVOLMENTE

Ecco un buon esercizio per sviluppare la consapevolezza, che può mettersi in pratica in qualunque momento della giornata e che ha un'efficacia davvero notevole.

Decidete un determinato tragitto che farete a piedi (ad esempio da casa a lavoro... per chi non usa l'auto!). Per le prime volte è consigliabile un percorso breve ( non più di dieci minuti ad esempio, ma non ci sono regole precise, non ce ne sono mai per nulla!)

Una volta prestabilito il tragitto da compiere, iniziate l'esercizio di meditazione dinamica, che consiste in questo:

Camminate per tutto il  tragitto mettendo da parte la mente attiva. Voi direte come? Per mettere da parte la mente attiva si intende LASCIAR FLUIRE I PENSIERI senza manipolarli, senza macchinarci sù, senza seguirli, senza etichettarli come buoni o cattivi pensieri. 

Cercate solamente di OSSERVARE TUTTO, le cose che vi stanno intorno, i rumori, i suoni, gli odori, i pensieri. OSSERVATE TUTTO, compreso i pensieri, qualunque pensiero, ma SENZA INTERFERIRE CON ESSI

Siate un osservatore distaccato, osservate i vostri pensieri e ciò che vi sta intorno  allo stesso modo di come osservate un cielo azzurro in cui passano le nuvole. Le nuvole sono come i pensieri, attraverseranno sempre la vostra testa, voi non potete farci nulla, non potete impedire ad un pensiero di arrivare, ma avete un potere incredibile: potete OSSERVARLO e ben presto il pensiero evaporerà da solo, perchè voi non gli darete più quella energia che lo teneva in vita! sarà solo una nuvola passeggera, che voi OSSERVERETE andar via. Dunque SE VOLETE, POTETE OSSERVARE I PENSIERI SENZA IDENTIFICARVI CON ESSI! Noi non siamo i nostri pensieri e nè la somma di essi.

Questo esercizio all'inizio può apparire difficile, dato che i pensieri arriveranno e voi non rispetterete il vostro patto con voi stessi (ovvero mettere da parte la mente attiva LASCIANDOLI FLUIRE senza manipolarli, senza macchinarci sù, senza seguirli, senza etichettarli come buoni o cattivi pensieri.) All'inizio è normale seguirli e alimentarli, l'importante è non demoralizzarsi, ma ritornare a ciò che si stava facendo con l'esercizio di meditazione dinamica, cioè, continuare a LASCIAR FLUIRE I PENSIERI E OSSERVARE TUTTO ( le cose che vi stanno intorno, i rumori, i suoni, gli odori, compreso i pensieri, ma SENZA INTERFERIRE CON ESSI.)

Ripeto: questo esercizio all'inizio può apparire non particolarmente semplice, ma non demoralizzarsi (anche demoralizzarsi è un pensiero, se affiora OSSERVATELO).

Questo esercizio vi farà capire (in poco tempo per alcuni e in più tempo per altri), come finora vi siate persi tantissime cose, che prima non notavate perchè immersi nella vostra mente in cui vi identificavate totalmente. 

Ma, soprattutto, vi darà i primi barlumi dell'ESTASI di una vita vissuta nel QUI E ORA, in cui la mente è solo un utilissimo strumento che si usa quando serve, ma può benissimo mettersi da parte quando crea le più svariate seghe mentali. 
La mente è il servo e noi siamo i padroni, non viceversa.

Comunque, bisogna sperimentare e non razionalizzare, per cui godetevi questo esercizio con animo leggero e aperto e senza alcuna fretta, godetevi il momento e basta!  E poi, perchè non tentare un esercizio così semplice e la cui durata dipende solo da noi?

Col tempo, inizierete a capire, che potete essere consapevoli in qualunque momento della giornata, e quindi anche al di fuori del tempo dedicato all'esercizio.
Ad esempio, potreste lavarvi i denti con consapevolezza, cioè OSSERVANDO TUTTO (l'atto di lavarsi e i pensieri che affiorano).

I momenti in cui sarete PRESENTI, e non persi nei meandri della vostra problematica testa, saranno sempre più numerosi e la vera FELICITA' sarà accessibile a voi quando vorrete e non sarà soltanto legata ad un'emozione fugace. Ma questo si deve sperimentare personalmente...

Sono gradite le vostre esperienze sia in merito all'esercizio stesso oppure riguardo altre tecniche per sviluppare la CONSAPEVOLEZZA, che potrebbero essere utili a tutti noi esseri non illuminati.

P.S. Non illuminato anche nel senso letterale, dato che ho la lampadina della stanza fulminata....!
Una felice vita nel qui e ora a tutti voi!


lunedì 17 gennaio 2011

MEDITAZIONE: EFFETTI SUL CERVELLO

CONSIGLIATO:
meditazione cervello
L'interesse della scienza verso le pratiche meditative è documentato innanzitutto dal fatto che le piu significative tecniche di rilassamento occidentali vengono elaborate, nei primi decenni del secolo scorso, tenendo presente anche l'esperienza dell'oriente.
In particolare, lo psichiatra tedesco J.H. Schultz, combinando la riflessione sull'ipnosi e quella sul Raja yoga (disciplina meditativa di controllo del corpo e della mente) elabora il più famoso metodo di rilassamento occidentale: il training autogeno.
Ma la prima osservazione scientifica sugli effetti della meditazione sull'organismo umano è di Therese Brosse, cardiologa francese, che, dall'India, nel 1935, descrive così lo stato di uno yogy in meditazione: "sembrava che il suo cuore si fosse fermato".
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, si inizia a utilizzare strumenti moderni di indagine scientifica, come l'elettrocardiogramma (ECG) e l'elettroencefalogramma (EEG), per decifrare i cambiamenti fisici, che si realizzano durante l'esecuzione di esercizi di meditazione. Le conclusioni di queste prime indagini scientifiche sono le seguenti:
  • a livello cardiorespiratorio, vi è una forte riduzione del ritmo (frequenza) del respiro e di quello cardiaco;
  • a livello cerebrale, si registra uno stato di rilassamento diverso dal sonno.
  • aumento del testosterone, ormone maschile per eccellenza, ma che può svolgere un ruolo importante anche nelle donne perché, soprattutto in meno-pausa, costituisce una riserva per la produzione di ormoni femminili (estrogeni), tramite un meccanismo di conversione enzimatica dall'ormone maschile a quello femminile che si chiama aromatizzazione.

Compaiono nuove onde
Dal 1999 in avanti, si sono moltiplicati gli studi che abbinano misurazioni con l'elettroencefalogramma e immagini ottenute con apparecchiature di risonanza magnetica funzionale (fMRI in sigla) che consentono la visualizzazione delle aree cerebrali coinvolte durante i diversi esercizi meditativi.
Questi lavori confermano alcuni dati noti, come l'aumento della frequenza, dell'ampiezza e della sincronizzazione delle onde alfa e, al tempo stesso, aggiungono due novità:
  • la comparsa di scariche di onde teta soprattutto in fase di meditazione profonda;
  • la comparsa di onde gamma durante esercizi di visualizzazione e non solo.
Sui ritmi teta, uno studio giapponese del 2001 descrive una situazione davvero interessante: la comparsa di questi ritmi parte dalla linea mediale frontale del cervello dei meditanti ed è un segno inequivocabile dello stato meditativo profondo, di una liberazione dall'ansia (documentata anche da una minore attivazione cardiaca simpatica) che ricorda lo stato di "beatitudine”descritto dai meditanti.
Sulle onde gamma abbiamo studi, di cui alcuni recenti (2003), che chiariscono aspetti importanti del funzionamento del cervello, sia in condizioni normali sia durante diversi tipi di esercizi meditativi. Ma vediamo meglio l'affascinante argomento dei ritmi elettrici cerebrali.

Armonie cerebrali
È noto che il cervello è caratterizzato da una notevole attività elettrica, misurabile con l'elettroencefalogramma.
Quasi cinquanta anni fa, per la prima volta, vennero individuate nel cervello delle onde a elevata frequenza, tra i 30 e 100 Hertz (Hz, cicli al secondo), battezzate gamma. Nell'ultimo decennio, queste onde hanno ricevuto una particolare attenzione in quanto emergono in concomitanza dello svolgimento di vari compiti legati a stimoli sensoriali, ma anche ai circuiti dell'attenzione e
della coscienza.
In particolare, diversi studi hanno segnalato l'esistenza di una forte corrente di onde gamma nell'ippocampo, area fondamentale per la memoria. Ma dove è situato il generatore delle gamma e che rapporto c'è tra queste e le altre onde cerebrali e, in definitiva, qual è il significato generale dell'attività elettrica oscillatoria del cervello? Una prima importante risposta è venuta da un gruppo misto, neurofisiologi e ingegneri informatici, guidato da Gyorgy Buzsaki, dell'Università del New Jersey. Con un ampio articolo, pubblicato sul numero di gennaio 2003 della rivista Neuron, Buzsaki e colleghi dimostrano che una particolare area dell'ippocampo, denominata CA3, costituita da grandi neuroni cosiddetti piramidali, contiene il generatore del ritmo gamma.
Questi neuroni sono davvero speciali: sono, infatti, dotati di notevoli ramificazioni (una doppia arborizzazione dendritica e un grande sistema di rami collaterali all'assone) e di una intrinseca capacità oscillatoria. Da loro, parte un ritmo che, via via, pervade le altre aree dell'ippocampo proiettandosi, a seconda delle necessità, in diverse direzioni.
L'anno prima, lo stesso studioso, sempre su Neuron, aveva dimostrato che dalla medesima area ippocampale (CA3) si origina il ritmo di un'altra classe di onde, non ad alta frequenza come le gamma, ma a bassa (4-8 Hz), denominate teta. Qual è il rapporto tra i due ritmi cerebrali?
E' stato visto che, in assenza di ritmi teta, i gamma non scompaiono, ma sono disordinati e meno potenti. È evidente quindi che l'osciIlazione teta mette in fase e potenzia anche l'oscillazione gamma.

Il cervello in onda
Le onde elettriche cerebrali si distinguono in base alla frequenza e cioè in base al numero di cicli al secondo misurati in Herz (Hz). A bassa frequenza sono le delta (meno di 4 cicli al secondo, tipiche del sonno profondo), le teta (4-8 Hz) e le alfa (9- 13). Ad alta frequenza, le beta ( 14-29) e le gamma (30- 100), tipiche dell'attività.
(...)
Le armonie del Lama
Lo studio dei meccanismi cerebrali che stanno alla base della coscienza, negli ultimi anni, si è arricchito di un modello sperimentale originale: il cervello di chi pratica la meditazione, indagato in corso d'opera, quando svolge esercizi di rilassamento, concentrazione e visualizzazione.
Per esempio, Dietrich Lehamann e collaboratori, del Key Institute per la ricerca su mente e cervello dell'Università di Zurigo, hanno descritto i risultati ottenuti studiando il cervello di un meditante esperto, il Lama buddista Ole Nydahl, della scuola del Karma Kagy, una delle scuole buddiste di maggior diffusione in Occidente.
Sulla testa del Lama sono stati applicati 27 elettrodi, più due ai lati esterni degli occhi e un altro che misurava I'attività muscolare. Nydahl, con questo groviglio di fili in testa, ha eseguito una serie di cinque esercizi in successione: i primi due di visualizzazione, il terzo di ripetizione per 100 volte del mantra, il quarto e il quinto di 'dissoluzione e ricostruzione del sé".
Gli scienziati hanno posto particolare attenzione alle onde gamma, che già uno studio degli anni Settanta segnalava essere particolarmente evidenti durante la meditazione. Ma non si sono fermati qui: utilizzando un particolare strumento, chiamato tomografia elettromagnetica a bassa risoluzione (Loreta in sigla), hanno ricostruito una mappa tridimensionale della distribuzione nel cervello delle correnti gamma. l risultati dimostrano una diversa attività e localizzazione della gamma, il che indica che i diversi stati di meditazione descritti dai meditanti, non sono chiacchiere. Infatti, durante i primi due esercizi le correnti gamma erano particolarmente concentrate nelle aree occipitali destre, tipiche aree visive, attive soprattutto nei processi di visualizzazione immaginativa. Nell'esercizio del mantra, le correnti gamma si sono concentrate
nella area temporo-anteriore sinistra, tipica area del linguaggio. Nell'esercizio di 'auto-dissoluzione' era attivata l'area pre-frontale destra e il giro frontale superiore, aree che, per esempio, si attivano in esperienze di depersonalizzazione di tipo psichiatrico o da droghe. Infine, nell'auto-ricostruzione si è creata una forte corrente gamma che dall'area tempo-posteriore destra (sede della mappa dello schema corporeo) ha attraversato il cervello finendo sull'altro emisfero a livello pre-frontale. (...)


Da "Meditazione psiche e cervello" - F. Bottaccioli & A. Carosella

CONSIGLIO DI LETTURA:

La Meditazione Passo dopo Passo Da non perdere

venerdì 14 gennaio 2011

Osho: ESSERE IN SINTONIA CON LA PROPRIA NATURA


Dal libro CHE COS’E’ LA MEDITAZIONE di OSHO

Ognuno deve muoversi in accordo col pro­prio sentire; se ti senti a tuo agio passando da una cosa all’altra, ciò è perfettamente giusto per te. Il punto è che qualunque cosa tu faccia dovrebbe essere un piacere profondo, senza alcuna tensione. Se ti forzi di esplorare più profondamente tutte le possibilità che ti sono date, puoi creare delle tensioni dentro di te. Se senti che è ab­bastanza, che il contatto con una certa pos­sibilità ti ha dato sufficiente linfa per passa­re a un’altra, allora fallo. Forse quella è la cosa naturale per te; la tua andatura.
Non si dovrebbe mai andare contro la pro­pria natura. Quello, secondo me, è l’unico peccato: andare contro la propria natura; mentre l’unica virtù è muoversi in totale ar­monia con essa. E non paragonarti mai agli altri; siamo tutti diversi, e diverso è ciò che pia­ce a ciascuno. Una volta che cominci a fare pa­ragoni, pensando: «Il tale approfondisce le cose più di me, si muove più lentamente, e io sono più veloce», dentro di te sorgerà una tensione: «Forse sto andando troppo in fret­ta». Tutte le tensioni vengono dal confronto.

Ricordati una cosa: tu devi essere in sin­tonia con la tua natura, non in sintonia con qualcun altro. Quindi ascolta sempre quello che senti dentro di te. Se una cosa è piace­vole, falla. Se la senti tesa e forzata, allora non è per te. Non farla.
Segui sempre il fiume della vita. Non cer­care mai di andare contro corrente, né di andare più veloce del fiume stesso. Solo, muoviti completamente rilassato, in modo da sentirti in ogni momento a casa, a tuo agio, e in pace con l’esistenza.
La seconda cosa che devi ricordare è che la vita non è corta. La vita è eterna, quindi non c’è bisogno di avere alcuna fretta. Con la fretta puoi solo perdere delle cose. Hai mai visto fretta nell’esistenza? Le stagioni giungono quando è il loro tempo, i fiori sbocciano quando è il loro tempo, gli alberi non si affrettano a crescere velocemente perché la vita è corta! Sembra che l’intera esistenza sia consapevole dell’eternità della vita.
Siamo sempre stati qui e saremo sempre qui – naturalmente non con le stesse forme e negli stessi corpi. La vita continua a evol­versi, raggiungendo stadi più elevati. Ma non c’è nessuna fine in nessun luogo e non c’è stato nemmeno nessun inizio in nessun luogo. Tu esisti tra una vita senza inizio e una vita senza fine. Sei sempre in mezzo a due eternità, da una parte e dall’altra.
Ti hanno condizionato con l’idea di un’unica vita. L’idea cristiana, l’idea ebrai­ca, l’idea musulmana – che hanno tutte ra­dici nella concezione ebraica di un’unica vi­ta – hanno dato all’Occidente una folle passione per la velocità. Ogni cosa dev’es­sere fatta con una tale fretta che non puoi provare piacere nel farla, e non puoi portar­la a termine in modo perfetto. Ti arrangi a concluderla in qualche modo, e passi di cor­sa a un’altra.
L’uomo occidentale ha una concezione della vita molto sbagliata: una concezione che ha creato tali tensioni nelle menti delle persone che esse non riescono a sentirsi a proprio agio in nessun posto, sono sempre in movimento, e sempre preoccupate di non sapere quando arriverà la fine. Voglio­no fare tutto prima della fine. Ma il risultato è esattamente l’opposto: non riescono a fare nemmeno poche cose che abbiano grazia e bellezza, che siano perfette.
La loro vita è talmente offuscata dalla morte che non sono in grado di vivere con gioia. Qualunque cosa porti gioia sembra essere uno spreco di tempo. Non riescono a stare semplicemente seduti, in silenzio, per un’ora, poiché la loro mente dice: «Perché stai sprecando un’ora? Avresti potuto fare questo, o quest’altro».
È a causa di questa concezione di un’uni­ca vita che l’idea della meditazione non è mai nata in Occidente. La meditazione ha bisogno di una mente molto rilassata, senza fretta, senza preoccupazioni, senza alcun luogo dove andare… una mente che gioisca di ogni attimo, semplicemente, qualunque cosa accada.
Era destino che la meditazione fosse sco­perta in Oriente, a causa dell’idea di vita eterna – dell’idea che puoi rilassarti. Puoi rilassarti senza alcuna paura, puoi gioire e suonare il tuo flauto, puoi danzare e cantare la tua canzone, puoi goderti l’alba e il tra­monto. Puoi gioire per tutta la vita. Non so­lo, puoi gioire persino morendo, perché an­che la morte è una grande esperienza, forse la più grande esperienza della vita. È un crescendo.
Nella concezione occidentale la morte è la fine della vita. Nella concezione orientale la morte è solo un evento bellissimo nel lungo processo della vita; ci saranno tante e tante morti. Ogni morte è il culmine della tua vi­ta, prima che un’altra vita cominci – un’al­tra forma, un altro corpo, un’altra consape­volezza. Non sei giunto alla fine, stai solo cambiando casa.
Se ti è piaciuto questo post ti consigliamo di leggere: The Zone:Oltre il velo.
Un libro giallo che, pur rimanendo tale, tratta indirettamente dell'esperienza nel qui e ora, in maniera - secondo noi - più appassionante di tanti altri testi specifici sul tema.

mercoledì 12 gennaio 2011

martedì 11 gennaio 2011

OSHO... IL GIUSTO MODO DI AMARE

Tutti vogliono essere amati: questo è il modo sbagliato di procedere.

Tutto inizia perché il bambino, da piccolo, non è capace di amare, non può né parlare né fare o dare nulla; può solo prendere. L’esperienza di un bambino piccolo rispetto all’amore è quella del prendere – dalla madre, dal padre, dai fratelli e dalle sorelle, dagli ospiti, dagli estranei – ma sempre prendere. Quindi la prima esperienza che si radica profondamente nell’inconscio è quella di dover ricevere amore.

Il problema nasce perché tutti sono stati bambini, e tutti hanno lo stesso desiderio ardente di ricevere amore – nessuno nasce senza. Tutti chiedono: “Dacci amore”, ma nessuno dà, perché anche l’altro è stato allevato come te.

Bisogna essere svegli e consapevoli perché ciò che è solo un fatto accidentale della nascita non persista come stato costante e prevalente della mente.

Invece di chiedere: “Dammi amore”, inizia a dare amore. Dimenticati di prendere e dai – e ti garantisco che riceverai moltissimo.

Non devi affatto pensare a prendere. Nemmeno indirettamente ti devi preoccupare del fatto che stai ricevendo oppure no. Questo sarebbe già sufficiente a turbarti. Dai, perché dare amore è così bello – prenderlo non è altrettanto bello. Questo è uno dei segreti.

Dare amore è l’esperienza più bella che puoi fare, perché allora sei un imperatore. Ricevere amore è un’esperienza molto limitata, e appartiene al mendicante. Non essere un mendicante; almeno nel regno dell’amore sii un imperatore, perché è una qualità inesauribile che possiedi dentro di te. Puoi dare quanto vuoi; non devi preoccuparti che possa finire. Non verrà mai il giorno in cui potrai dire: “Mio Dio, non ho più amore da dare”.

L’amore non è una quantità; è una qualità ed è una qualità di un certo tipo che cresce col dare e muore se lo trattieni. Se sei avaro, muore. Quindi spendi più che puoi, non preoccuparti di chi sia a riceverlo. Questa è l’idea di una mente avara: darò amore a certe persone che possiedono determinate qualità. Non comprendi che hai tanto… sei come una nuvola carica di pioggia.

La nuvola non si preoccupa di dove la pioggia andrà a cadere – sulle rocce, sui giardini, nell’oceano – non le importa affatto. Vuole solo liberarsi del suo fardello; questo scaricarsi porta un sollievo incredibile.

Quindi il primo segreto è quello di non chiedere amore e di non aspettare, pensando che potrai darlo quando qualcuno te lo chiederà. Dallo!

Dai amore a chiunque capiti – un estraneo. Non è che devi dar via cose costose, dare una mano a qualcuno sarà sufficiente. Tutto ciò che fai nelle ventiquattr’ore dovrebbe essere fatto con amore, e allora il dolore che ora provi nel cuore scomparirà. Quando sarai amorevole, la gente ti amerà; è una legge naturale: ricevi ciò che dai. Anzi, ricevi più di quanto dai.

Impara a dare, e scoprirai che tante persone che prima non ti avevano mai nemmeno guardato, che non si erano mai occupate di te, saranno amorevoli verso di te. Il problema è che il tuo cuore è colmo di amore, ma tu hai fatto l’avaro, e quell’amore è diventato un peso. Invece di lasciar fiorire il cuore, hai accumulato, e così quando ogni tanto ti capita di essere in un momento d’amore, senti come se il cuore stesse scomparendo. Ma perché solo un momento? Perché non ogni istante?

Non si tratta nemmeno di limitarsi solo agli esseri viventi. Puoi toccare questa sedia con mano amorevole. Dipende tutto da te, non dall’oggetto.

In questo modo troverai un grande rilassamento; il tuo sé – che è un fardello – scomparirà e ti scioglierai nel tutto.

Condividi il tuo amore, senza preoccuparti di chi lo riceve. Dallo, e scoprirai una pace e un silenzio straordinari. Diventerà la tua meditazione.

Fonte: tratto interamente dall'ottimo sito http://www.vivizen.com/

Se ti è piaciuto questo post ti consigliamo di leggere: The Zone:Oltre il veloUn libro giallo che, pur rimanendo tale, tratta indirettamente dell'esperienza nel qui e ora, in maniera - secondo noi - più appassionante di tanti altri testi specifici sul tema.

lunedì 10 gennaio 2011

Racconto Zen: LASCIALO CADERE...

CONSIGLIATO:
Zen
Autori Vari
Un ricco mercante si recò un giorno dal Buddha. "Dimmi che cosa devo fare per ottenere la liberazione" gli domandò offrendogli un vaso d'argento.
Il Buddha gli rispose: "Lascialo cadere".
L'uomo lasciò cadere a terra il vaso.
Poiché il Buddha si era fatto silenzioso, il visitatore gli ripeté la domanda e, questa volta, gli offrì un piatto d'oro. "Che cosa devo fare per raggiungere la salvezza?"
"Lascialo cadere" gli rispose l'Illuminato.
Il mercante lasciò cadere a terra il piatto.
Poi, visto che non gli veniva data altra indicazione, si decise a ripetere la richiesta, porgendo il dono più prezioso che aveva: un diamante.
Il Buddha gli rispose: "Lascialo cadere". Il visitatore pensò di essere stato preso in giro.
Indignato, si alzò di scatto per andarsene. Fatto qualche passo, si voltò a dare un ultimo sguardo al Buddha.
E questi gli disse: "Lascialo cadere".
All'improvviso il mercante capì.
Fonte: http://websulblog.blogspot.com/
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IDENTIFICARSI CON L'EGO E' UNA MALATTIA COLLETTIVA... Osho

OSHO

"Non colpisco l'ego, colpisco solo l'identificazione

Colpire l'ego vuol dire colpire un'ombra. 

Io colpisco il ponte che hai creato tra l'esistenziale e il non-esistenziale - tra te e l'ombra. 

 Se vuoi fare qualcosa riguardo all'ego, l'unica cosa che sento che possa essere utile è: fatti una bella risata. 

 Essere identificati con un'ombra è ridicolo, semplicemente ridicolo. 

Non prenderlo sul serio; accettalo e verrai liberato."

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consigliato:


domenica 9 gennaio 2011

EINSTEIN: IL TEMPO

CONSIGLIATO:

Il tempo è un' illusione, sebbene un' illusione persistente.
Albert Einstein


STORIA ZEN: L'ELEFANTE



Al di là di Ghor si estendeva una città i cui abitanti erano tutti ciechi. Un giorno, un re arrivò da quelle parti, accompagnato dalla sua corte e da un intero esercito, e si accamparono nel deserto. Ora, questo monarca possedeva un possente elefante, che utilizzava sia in battaglia sia per accrescere la soggezione della gente.
Il popolo era ansioso di sapere come fosse l'elefante, e alcuni dei membri di quella comunità di ciechi si precipitarono all'impazzata alla sua scoperta.
Non conoscendo nè la forma nè i contorni dell'elefante, cominciarono a tastarlo alla cieca e a raccogliere informazioni toccando alcune sue parti.
Ognuno di loro credette di sapere qualcosa dell'elefante per averne toccato una parte.
Quando tornarono dai loro concittadini, furono presto circondati da avidi gruppi, tutti ansiosi di conoscere la verità.
Posero domande sulla forma e l'apparenza dell'elefante, e ascoltarono tutto ciò che veniva detto loro al riguardo. Alla domanda sulla natura dell'elefante, colui che ne aveva toccato l'orecchio rispose: "Si tratta di una cosa grande, ruvida, larga e lunga, come un tappeto".
Colui che aveva toccato la proboscide disse: "So io di che si tratta: somiglia a un tubo dritto e vuoto, orribile e distruttivo".
Colui che ne aveva toccato una zampa disse: "È possente e stabile come un pilastro".
Ognuno di loro aveva toccato una delle tante parti dell'elefante. Nessuno lo conosceva nella sua totalità: tutti avevano solo potuto immaginare.

Fonte: tratto da http://blog.libero.it/zenstories/


consiglio di lettura:
La Tazza e il Bastone - Storie Zen - Libro
Narrate dal maestro Taisen Deshimaru

martedì 4 gennaio 2011

UN NUOVO MONDO... Eckhart Tolle


La malattia collettiva dell' umanità è che la gente è così immersa in ciò che accade, così ipnotizzata dal mondo delle forme fluttuanti, così assorbita dal contenuto della sua vita, da dimenticare l'essenza, ciò che è al di là del contenuto, al di là della forma, al di là del pensiero. E' così consumata dal tempo da aver dimenticato l'eternità che è la sua origine, la sua casa, il suo destino. L' eternità è la viva realtà che siete.''  ECKHART TOLLE DAL LIBRO UN NUOVO MONDO.
Fonte: 
LA PALESTRA DEL TAO


Prima di leggere questo libro di Tolle, vi consiglio vivamente di leggere (sempre di Tolle)  IL POTERE DI ADESSO. Un libro secondo me unico...

OSHO... OSSERVATORE

Osho Libri:
L’uomo normalmente è una folla. Nessuna persona di solito è una: è tanti. Ecco perché all’interno c’è tanto rumore – tante voci, tanti volti – e una lotta costante. Una parte vuole fare una cosa, un’altra parte è contraria e vuole fare qualcos’altro. È un miracolo che riusciamo a tenerci in qualche modo insieme, senza andare in pezzi. Non c’è un centro, il padrone di casa manca.

Ci sono solo i servi, e ognuno di loro cerca di diventare il padrone. Ogni servo siede sul trono per un attimo, proclama di essere il padrone, ma presto se ne va. È una scena che cambia in continuazione. Dopo la rabbia arriva il pentimento. Quando il padrone è il pentimento, ti dispiace per ciò che hai fatto. A volte c’è l’amore, a volte l’odio e la scena cambia a grande velocità. Eppure non ti rendi conto che non puoi essere tante cose diverse. Ci identifichiamo con qualsiasi cosa passi davanti ai nostri occhi. Quando c’è la nuvola della rabbia, pensiamo di essere rabbia. Quando c’è la nuvola dell’amore, pensiamo di essere amore. Quando c’è la compassione, pensiamo di essere compassione. Quando c’è tristezza, pensiamo di essere tristezza.

Non siamo nessuno di questi: siamo l’osservatore! La rabbia viene e va, ma il testimone rimane. Ricordare quel testimone ti rende sempre più integrato, perché esso è l’unico centro eterno, che non scompare mai. Solo sulla roccia eterna dell’osservazione si può costruire una vita autentica. 


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